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Presentazione del libro Pozzallo in dialogo con il mare   di Grazia Dormiente e Massimo Assenza



Presentazione di Marco Rosario Nobile

 

Cominciamo con dire che a un primo sguardo il “caso Pozzallo” come vicenda urbana non è certamente unico. In Sicilia esistono altre cittadine che si sono sviluppate intorno a una imponente torre che ha orientato lo sviluppo urbano, la comunità che si è associata intorno ad essa e le sue storie. Basterebbe forse ricordare, solo per la Sicilia, i centri di Menfi, di Montelepre o di Ficarazzi. Anche la posizione aperta sul Mediterraneo non è eccezionale se si pensa a un altro esempio celebre come quello di Castellammare del Golfo o, spostandosi a tempi più recenti, ai nuclei marinari con una prevalente vocazione turistica (da Marina di Ragusa a Mondello). Da questo punto di vista, le ragioni per raccogliere dati, iconografie, bibliografia, informazioni sparse, insomma per fare il punto della questione, si ridurrebbero a un affare di storia locale, all’interesse e ai quesiti, pienamente giustificati dall’appartenenza e dall’attaccamento al proprio passato e alla propria storia, di alcuni studiosi.

Eppure, sfogliando il libro che presento, i testi di Grazia Dormiente e le immagini non superficiali di Massimo Assenza, le ragioni che escludono un approccio circoscritto o limitato sono di natura diversa. La prima è metodologica. Il lavoro di ricerca è aggiornato, meticoloso, rispettoso delle fonti, scritto con i requisiti essenziali di correttezza con i quali valutiamo la scientificità di un prodotto. La quantità di informazioni (alcune anche nuove per uno come me che fa lo storico dell’architettura come primo mestiere e aspira all’aggiornamento immediato sulle tante ricerche che si svolgono nella nostra isola) è già indizio di un approfondimento svolto con coscienza e con l’intento di sistematizzare i processi storici. La seconda ragione è forse ancora più determinante perché rimette in gioco nodi storiografici non solo locali. Le storie che si sono sovrapposte a Pozzallo hanno una valenza mediterranea, tessono fili rossi che superano i confini nazionali, toccano la Catalogna, Malta, si intrecciano con le grandi mutazioni storiche del mare nostrum e dei suoi confini mobili. La mutazione da residenza con ariose finestre aperte sul paesaggio a fortezza segna drammaticamente un passaggio che ha il merito aggiuntivo di offrire paradigmi interpretativi sul presente e sulla drammatica labilità degli scambi, della pace, della mobilità.

Anche i protagonisti coinvolti possiedono un’aurea di tutto rispetto così l’ipotesi che un maestro celebre come Guillem Abiell abbia potuto avere un ruolo nella costruzione delle crociere diventa credibile non solo per l’esclusività della tecnica adottata, ma anche per l’autorevolezza di un suo conterraneo e committente come Bernat Cabrera. Su un altro capo del percorso storico, l’intervento di restauro della torre ( e soprattutto delle crociere) da parte di Domingo Garai, militare attendente di Carlos de Grunembergh, dopo il grande sisma del 1693, delinea un’ideale staffetta tra professionisti, accomunati dalla provenienza geografica e forse anche da conoscenze e competenze con una radice secolare. La circostanza è adeguata a giustificare quanto affermato dall’architetto Giovanni Amico da Trapani che, all’atto della costruzione della copertura della chiesa di Santa Caterina a Calatafimi, prescrive di costruire il “dammuso del cappellone, nave e coro di mattoni e gisso all’uso di hyspagna”.

Quanto desumibile dalla perizia di Rosario Gagliardi (1744) per la torre apre uno squarcio illuminante sull’architetto, sulle sue capacità di affrontare misurazioni dettagliate, persino di elaborare uno scritto (considerando la leggenda del suo analfabetismo) ma anche sul suo atteggiamento nei confronti della conservazione di un’opera del passato.

Sin qui si è parlato della torre, ma dalla fine del XVII secolo anche il borgo comincia a costituire un ambito di interesse per nuovi progetti. Da questo punto di vista, rivelatrici sono le molte iconografie incluse nel libro, disegni di grande interesse che coinvolgono l’abitato, provenienti da vari archivi, e che culminano nel singolare e raffinato progetto di Giovanni Picardi (del quale, per inciso, non sappiamo nulla), con piazze di differenti conformazioni geometriche.

Per ogni lettore sarà palese come questo lavoro si apra a contesti più ampi, coinvolga vicende, ambiti, culture e personaggi, che ne fanno un ottimo punto di riferimento per chi sa osservare la storia e le testimonianze architettoniche con gli occhi di oggi, con i nostri bisogni, i nostri desideri.



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